“La Fontanella di Moschetta” a Locri nel reggino, da un articolo scritto dell’archeologa Marilisa Morrone

La fontanella di Moschetta a Locri nel reggino

Un interessantissimo articolo che descrive la “fontanella di Moschetta”, realizzata nell’area archeologica di Locri Epizefiri, luogo dove ha avuto inizio l’archeologia calabrese per opera dell’archeologo Paolo Orsi di Rovereto.
La “fontanella” è stata realizzata Domenico Scaglione, con diversi reperti archeologici, la dottoressa Morrone ne descive la composizione mettendo in luce il valore del manufatto:
<<una duplice valenza: da una parte è una concreta testimonianza di quella vitalità degli studi classici ed archeologici che si ebbe dopo l’arrivo di Paolo Orsi a Locri, anzi, dato il significativo sito in cui essa sorge, ricorda concretamente la presenza fisica del grande archeologo. Dall’altra, con i reperti reimpiegati per la sua costruzione, la “fontanella” offre, come rilevato, un vero e proprio concentrato della storia locrese attraverso i reperti della antica polis. >>

“La Fontanella di Moschetta” a Locri nel reggino

“La Fontanella di Moschetta” articolo dell’archeologa Marilisa Morrone
<< Molto interessante e strettamente collegata alla collezione è la fontanella situata all’esterno della masseria fortificata degli Scaglione nel borghetto rurale di Moschetta. Si tratta di una costruzione in muratura a pianta rettangolare, in forma di edicola, sostenuta da un basamento più largo, della quale molti elementi costitutivi e tutti quelli di abbellimento sono reperti di rilevante valore storico-archeologico. Il blocco di muratura parallelepipeda è sormontato da un grosso blocco tronco-conico in pietra calcarea (forse un capitello sbozzato e non finito), posto al centro, il cui interno è ripartita in due riquadri delimitati da bordi di embrici ellenistici, inquadrano la nicchia. Nei riquadri sono murati: in basso a sinistra, un elemento di sima fittile a cassetta decorata a meandro e un’antefissa a palmetta, in basso a destra un’antefissa a palmetta; nei riquadri soprastanti, due sostegni per pentola fittili frammentari a soggetto fallico, sormontati da due antefisse a palmetta frammentarie. I riquadri sono sormontati da due frammenti di cornici marmoree di età romana su cui sono stati adattati due bordi di embrice; nell’attico sopra il fornice sono murati frammenti di grandi forme vascolari a figure rosse di età greca. Ai lati di queste finte paraste sono disposti, in senso longitudinale, due lastre fittili alle quali si appoggiano le semicolonne addossate ai lati brevi: a sinistra è collocato un fusto scanalato in calcare, a destra un fusto liscio. L’arco soprastante la nicchia è costituito da laterizi antichi e ha come piedritti due frammenti marmorei, forse pertinenti a statue (su quello di destra si intravede un panneggio), come chiave di volta un capitellino marmoreo tardo romano “a lira”, come ritti due elementi fittili decorati. In alto, la composizione di questo lato del parallelepipedo è chiusa da lastre fittili e, al centro, da una base marmorea di età romana, su cui si appoggia il grande blocco posto alla sommità della “fontanella”. In basso, la macina in pietra lavica poggia su due mattoni e su una composizione di piccoli fusti di colonnine marmoree romane che inquadrano al stato parzialmente scavato e attraversato da un tubo metallico che alimentava uno zampillo d’acqua che sgorgava alla sommità. Al centro del lato lungo ovest, si apre una nicchia archivoltata costituita dalla metà di un bacino di macina in pietra lavica; due finte lesene, la cui superficie è ripartita in due riquadri delimitati da bordi di embrici ellenistici, inquadrano la nicchia. Nei riquadri sono murati: in basso a sinistra, un elemento di sima fittile a cassetta decorata a meandro e un’antefissa a palmetta, in basso a destra un’antefissa a palmetta; nei riquadri soprastanti, due sostegni per pentola fittili frammentari a soggetto fallico, sormontati da due antefisse a palmetta frammentarie. I riquadri sono sormontati da due frammenti di cornici marmoree di età romana su cui sono stati adattati due bordi di embrice; nell’attico sopra il fornice sono murati frammenti di grandi forme vascolari a figure rosse di età greca. Ai lati di queste finte paraste sono disposti, in senso longitudinale, due lastre fittili alle quali si appoggiano le semicolonne addossate ai lati brevi: a sinistra è collocato un fusto scanalato in calcare, a destra un fusto liscio. L’arco soprastante la nicchia è costituito da laterizi antichi e ha come piedritti due frammenti marmorei, forse pertinenti a statue (su quello di destra si intravede un panneggio), come chiave di volta un capitellino marmoreo tardo romano “a lira” , come ritti due elementi fittili decorati. In alto, la composizione di questo lato del parallelepipedo è chiusa da lastre fittili e, al centro, da una base marmorea di età romana, su cui si appoggia il grande blocco posto alla sommità della “fontanella”. In basso, la macina in pietra lavica poggia su due mattoni e su una composizione di piccoli fusti di colonnine marmoree romane che inquadrano al centro un blocco architettonico in pietra, di età greca, con residui di un kymation dorico e meandro. Ai lati, due grandi embrici disposti di taglio. Il lato verso il mare è caratterizzato da un grande arco in laterizi, tamponato all’interno con mattoni contemporanei, che occupa tutta la faccia del parallelepipedo, ed ha come chiave di volta un altro capitellino marmoreo tardoantico, con decorazione a foglie lisce; sul capitellino sono collocati, sovrapposti, un blocco in pietra lavica e un elemento architettonico in calcare di età greca. L’arco è inquadrato, ai lati, dalle due lastre fittili e dai fusti delle semicolonne descritte in precedenza. Negli spazi ai lati dell’arco, sono collocati due frammenti di decorazione architettonica, l’uno di età greca, in calcare, l’altro in marmo, con kymatia a fusarole e perline ambedue sormontati da frammenti di cornici marmoree. Al centro, sotto il piano coperto dall’arco e costituito da lastre fittili, si colloca un grosso frammento di decorazione architettonica di età greca: si tratta di un triglifo di un tempio di età classica, probabilmente proveniente dal Tempio di Zeus di Casa Marafioti. Tra gli altri reperti reimpiegati si segnala uno dei laterizi con bollo in caratteri greci riportanti il genitivo DIOS si tratta di un mattone ellenistico, prodotto da un’officina dipendente dal Santuario di Zeus. Esemplari di questo tipo sono attestati a Locri ed esposti anche nel locale Museo Nazionale. Il tutto è riusato con uno spiccato gusto estetico che ha saputo collocare in modo armonioso i reperti e li ha adattati al VII sec. d. C., la “fontanella” ne costituisce un originale compendio. Il valore storico della cosiddetta “fontanella” di Moschetta ha, dunque, una duplice valenza: da una parte è una concreta testimonianza di quella vitalità degli studi classici ed archeologici che si ebbe dopo l’arrivo di Paolo Orsi a Locri, anzi, dato il significativo sito in cui essa sorge, ricorda concretamente la presenza fisica del grande archeologo. Dall’altra, con i reperti reimpiegati per la sua costruzione, la “fontanella” offre, come rilevato, un vero e proprio concentrato della storia locrese attraverso i reperti della antica polis. La realizzazione della “Fontanella” si inquadra in quel contesto in cui si formò la collezione di antichità a opera di Domenico Scaglione che si può giustamente indicare come suo ideatore: si tratta, con tutt’evidenza, al di là della sua destinazione d’uso come fontana, di un “espositore” fisso, contenente una campionatura di tutti i reperti mobili raccolti nella collezione Scaglione. Il suo legame stretto con la Collezione è testimoniato dal fatto che, come ampiamente detto in precedenza, nella sua prima collocazione, la sua sede primaria fu proprio Moschetta e precisamente il Casino di residenza di Domenico.>>
Articolo e ricerche dell’archeologa Marilisa Morrone, pubblicato sul sito web academia.edu

“La Fontanella di Moschetta” a Locri nel reggino
“La Fontanella di Moschetta” a Locri nel reggino
“La Fontanella di Moschetta” a Locri nel reggino
Fontanella creata con reperti di alto valore archeologico provenienti dall’antica Locri Epizefiri, purtroppo non è più visitabile in quanto si trova in un area privata recintata. Foto di Antonio Aricò