La fontana di Kitirano (O Chitirano), a Luzzi. Di Flaviano Garritano

<<Il prof. G. Marchese nell’ambito dei suoi studi aveva ipotizzato che l’antica città di “Agri prope
Thebas”4 era sulle colline tra le località Muricelle, Kitirano e Mangiabove. Numerosi furono gli scavi
avviati nei secoli scorsi e furono trovati diversi reperti archeologici, poi conservati nei vari musei d’Italia
poiché Luzzi non si è mai dotato di una struttura per custodirli e valorizzarli. Nonostante l’abbandono di
questi luoghi ancora si conservano i resti di una villa romana dei primi secoli d.C. con pavimento “opus
spicatum”. Fu una zona con un vasto insediamento prospiciente sulla valle del Crati e non lontana dalla
via consolare detta via Popilia. Il compianto prof. U. Peluso mi diceva che Kitirano deriva da “Kiterion”5 che era un’antica colonia di Sibari.
Ancora oggi non tutti conoscono questo posto e né sanno cosa vi sia: “ignorato dai dotti e in modo così
deplorevole anche dagli studiosi nostrani si che appena pochi fino ai nostri giorni ne conoscono la
magnificenza, le stupende reliquie, le memorie che si ricavano da un passato che fu pur ricco di storia
gloriosa”.

4 Tale ipotesi non fu mai suffragata da altri studiosi in materia. Andrebbe avviata una campagna di scavi e fatte indagini con tecniche moderne. Comunque è un’area archeologica molto interessante.

5 Dal Greco significa città della creta.

Salendo sopra Muricelle, per un sentiero che ancora conserva in alcune parti un lastricato di pietre, si arriva all’antica fontana di Kitirano. Ubicata sotto le pendici del paese e lungo un’ antica via che permetteva di salire fino al paese. Di questa fontana, dove vi era un’antichissima lapide, se ne parla anche quando l’imperatore Carlo V venne a visitare l’abbazia della Sambucina nel 1535.
Il Luogotenente dell’imperatore Scipione Somma durante il passaggio per le terre Luciorum volle mostrargli questa antica fontana con l’acquedotto di Muricelle. Vista l’importanza di questa fontana e il cattivo stato di conservazione, l’imperatore ne ordinò il suo recupero e ripristino con la collocazione di una nuova lapide a ricordo di questa importante visita imperiale8 .
Il prof. Marchese ne riporta l’incisione cosi tradotta9 : “Illustrissimi Dpmini Scipionis Locotenentis Regius Baro Lutiorum ed Ducis Rosarum jussu (monacus magister) Antonius Piscicellius Universitatis impensa ad ipsius solamen anno millesimo quinquagesimo trigesimo nono transeunte Imperatore Romanorum primo Carlo V”. >>

7 Barone di Luzzi e Duca di Rose.

8 Il ripristino e la preparazione della lapide furono eseguite dal monaco magister Antonius Piscicellius. 9 G. Marchese, Ibidem.

Bibliografia:
“Antiche fontane pubbliceh in terra di Luzzi” di Flaviano Garritano, documento tratto dal sito web
https://www.academia.edu/30951212/ANTICHE_FONTANE_PUBBLICHE_IN_TERRA_DI_LUZZI